Il buddhista nel braccio della morte by David Sheff

Il buddhista nel braccio della morte by David Sheff

autore:David Sheff [Sheff, David]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ubiliber
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


PERDONO

“Mamma, ho scritto a mio padre.”

Quando ricevette la lettera di Jarvis, Pema si trovava in Nuova Scozia, nell’abbazia dove passava metà dell’anno.

“È stata Marie a spingermi a farlo” continuava la lettera. “Lui mi ha risposto, mi ha raccontato dei suoi problemi di salute: diabete, calcoli renali, attacchi di cuore. Anche se mi ha fatto parecchio incazzare in passato, vuole vedermi. Il problema è che non so se io ho voglia di vedere lui.”

Jarvis aveva sentito suo padre, Harline Masters, solo una volta in più di vent’anni. L’uomo era andato a trovarlo subito dopo la sua incarcerazione, e da allora non si era più fatto vedere. Jarvis disse a Marie di riferirgli che non voleva vederlo, quel figlio di puttana, ma lei gli fece notare che ormai era anziano e malato, e che quella sarebbe stata forse l’ultima occasione di incontrarlo. Alla fine Jarvis si convinse e acconsentì a riceverlo.

Alla fine degli anni Ottanta, quando Melody stava ancora scrivendo il rapporto sul contesto sociale in cui Jarvis era cresciuto, gli aveva chiesto di suo padre. Lui le aveva raccontato delle sue violenze, della notte in cui, nascosto sotto il letto, aveva sentito Harline picchiare la madre e minacciare di uccidere lui e le sue sorelle. Già altre volte li aveva minacciati con un rasoio affilato e un giorno, in preda a un accesso d’ira, aveva dato fuoco alla casa. Gli zii di Jarvis, che nel frattempo erano accorsi, avevano trovato i bambini che gridavano all’interno della casa in fiamme.

Harline aveva abbandonato la famiglia subito dopo quell’episodio e da allora non aveva quasi più avuto contatti con il figlio. Quando Melody lo aveva rintracciato durante la fase di determinazione della pena del processo per omicidio a carico del figlio, si era sentita chiedere dei soldi in cambio di una sua testimonianza.

All’epoca, anche alla luce dei racconti di Jarvis, Melody aveva commentato: «È stato un padre terribile».

La reazione di Jarvis però l’aveva sconcertata. «Forse non è stato un padre così terribile» aveva detto. «Forse è stato il miglior padre che potessi avere.»

«Cosa stai dicendo? Ti picchiava. Ti ha abbandonato.»

«Ma qual è il compito dei padri?» aveva proseguito Jarvis. «Un buon padre non ti dà quello che vuoi, ti dà quello che ti serve. Il compito dei padri è proteggere i figli, ed è ciò che ha fatto lui.»

«Ma ti terrorizzava!»

«Certo, ma mi ha fatto un regalo. Mi ha insegnato cos’è l’odio, e io avevo bisogno di quell’odio. L’odio per mio padre mi ha aiutato a sopravvivere. Senza quello, adesso non sarei vivo.»

Vedendo che era ancora confusa, si era spiegato meglio: «Tutte le volte che facevo rissa con qualcuno per strada, quando venivo aggredito e rispondevo dando più botte di quelle che prendevo, quando gli educatori e i miei genitori affidatari o chiunque altro cercavano di raddrizzarmi e io mi facevo picchiare e gli sorridevo in faccia, spingendoli a colpirmi ancora più forte o a gettarmi per terra e prendermi a calci, tutte quelle volte era mio padre che mi dava la rabbia ed è grazie a quella che sono ancora vivo».



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